55 vasche. La guerra, il cancro e quella forza dentro by Mimmo Cándito

autore:Mimmo Cándito [Cándito, Mimmo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Rizzoli
pubblicato: 2015-01-14T22:00:00+00:00

8

Ciò che si è vissuto

Qualche giorno dopo, Lilenbaum volle parlarmi. Ci andai gasato ancora da mille endorfine: avevo ritrovato, intatta, la mia forza mentale, la carica d’energia che mi fa capace di reggere qualsiasi confronto, restituendomi la certezza di uscirne libero da qualsiasi impatto.

Nel suo studio, accanto al computer, Lilenbaum aveva carte e documenti impilati come dopo una consultazione. Mi fece sedere sullo sgabello, e sorrise: «Se all’inizio avevo detto che le possibilità di riuscita erano zero virgola zero, ora posso dire, pur con ogni possibile cautela, che siamo a fifty-fifty: abbiamo cinquanta probabilità su cento di farcela». Era sereno come sempre, ma si vedeva che dentro di sé tratteneva a stento una grande soddisfazione. Era il medico che parlava, naturalmente, ma c’era anche un moto personale, la consapevolezza cioè del risultato d’un impegno che era andato oltre le pratiche terapeutiche e l’aveva coinvolto più a fondo, forse perfino nei sentimenti.

Ma lo guardai tranquillo, senza dar troppo di testa. Certo, lui diceva fifty-fifty, e io, che sapevo quanto cauto lui fosse sempre stato, leggevo in quella percentuale ancora equilibrata la dichiarazione d’un successo già annunciato; però non me ne sentii sorpreso. Da quando Lilenbaum aveva aperto alla sperimentazione il verdetto di condanna a morte, per me era come se il cancro fosse già una storia superata. Il tumore, la chemio, potevano anche abbattermi, e costringermi alle miserie d’una debolezza che fiaccava le mie forze, ma il mio spirito vitale, la mia capacità di assorbire le difficoltà che mi trovavo a dover affrontare, in qualsiasi circostanza, reagendo d’orgoglio, quelle energie positive io non le perdo mai; o, comunque, le recuperavo subito, se per caso si fossero incrinate.

Perché, e questo è ciò che mi dà la forza, si può anche fingere di essere come gli altri, ma ciò che si è vissuto si è vissuto.

E per questo, anche, raccontai a Lilenbaum di Conrad, di Joseph Conrad.

In quei giorni, si era unito all’équipe medica che mi seguiva un giovane dottore romano, venuto a Miami per uno stage formativo. Era molto gentile, cordiale, e quando mi aveva incontrato per la prima volta, dopo un attimo leggero di imbarazzo, mi aveva anche detto: «Ma io, lei l’ho già vista». E raccontò ai suoi colleghi di avermi seguito, un giorno, in Italia, in una trasmissione televisiva dov’ero ospite e parlavo del mio lavoro.

Mi parve che questo li colpisse, era come se quella comparsata in Tv avesse dato realtà concreta a quanto Lilenbaum e gli altri sapevano di me molto vagamente, per qualche asciutto accenno di Francesca. Non volevo fare alcuna testimonianza di protagonismo, tento sempre di sfuggire alla retorica che accompagna inevitabilmente il mestiere del reporter di guerra. E volli raccontare di Lord Jim proprio per smontare subito questo rischio.

Lilenbaum mi disse che no, non aveva letto il libro, non lo ricordava, ma si dispose di buon animo ad ascoltarmi.

Noi che andiamo in guerra per raccontarla – dissi al mio amico oncologo – siamo un po’ come quel marinaio di Conrad, un ufficiale d’una vecchia nave

scaricare

Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.